Quando e dove l’ho comprato?
Ordine
natalizio effettuato su Libraccio.it, che mi ha consentito di pagarlo metà
prezzo.
Quando e dove l’ho letto?
Nelle
gelide notti di gennaio, prima di dormire, nel letto, sotto il piumone,
cicatrizialmente incollata alla stufa elettrica per non congelare. E nelle
pause studio, nella biblioteca di facoltà, intervallandolo allo studio
curricolare. Sempre attaccata al termosifone.
Che libro è?
La separazione del maschio, romanzo di
Francesco Piccolo, autore insignito dello Strega nel 2014 con il suo ultimo lavoro
Il desiderio di essere come tutti. Ma soprattutto sceneggiatore di film molto
interessanti, come Il capitale umano e La prima cosa bella di Paolo Virzì e Il
caimano e Habemus Papam di Nanni Moretti.
Perché diamine?
Me
l’ha consigliato il mio carissimo amico e collega Silver Reflex, youtuber e
video recensore. E perché sono in vena di riflessioni sulla natura e la forma
delle relazioni, anche più del solito.
Insieme a che cos'altro?
Inframezzato
a diversi tomi di glottodidattica, che leggo per preparare un esame.
Autore: Francesco Piccolo
Titolo: La
separazione del maschio
Editore: Einaudi
Collana: Gli
struzzi
Pagine: 198
Prezzo: 11
euro
Anno: 2008
Trama: Il
protagonista di questo libro, il Maschio, è un padre capace di tenerezza e di
attenzione, è un marito allegro e appassionato. Ma ha molte altre donne.
Relazioni di lunga durata, in cui il sesso è il veicolo primario attraverso il
quale passano la comunicazione, l'affetto, la curiosità, la scoperta
dell'altro. Il sesso è un pensiero costante, un'ossessione e una consuetudine,
un modo per entrare in contatto con il mondo esterno. Più ancora della
seduzione e della conquista, più dell'amore che in forme diverse è parte
fondamentale di ciascuna di queste relazioni. È questa la separazione del
maschio, dunque. Dove per maschio s'intende davvero, genericamente, il maschio
di uomo nell'apice dell'età riproduttiva, in un ambiente circostante quanto mai
generoso di sollecitazioni e stimoli. E per separazione s'intendono due cose:
quella, letterale, dalla moglie, a cui condurrà fatalmente il percorso del
libro; e quella, fisica e metaforica, che divide all'interno dello stesso uomo
il padre dal marito e dall'amante. Quasi che fosse impossibile conciliare gli
impulsi e i sentimenti, quasi che l'unica strada per tenere tutto insieme fosse
una rigida compartimentazione, cioè: vivere molte vite.
RECENSIONE
L’innominato
protagonista di questo romanzo è una figura controversa: esigente e
appassionato montatore cinematografico (il che permette a Piccolo interessanti
digressioni, anche tecniche, sul mondo del cinema, che ben conosce da
sceneggiatore) è un marito innamorato, ma soprattutto un padre premuroso per la
sua piccola e problematica Beatrice.
Dotato
di sensi di colpa a due velocità, il protagonista si auto flagella per aver
lasciato la figlioletta senza merenda per un pomeriggio, ma nessuno scrupolo morale sembra sfiorarlo per la sua sfacciata, per quanto occulta, poligamia: è amante da nove anni di Valeria, moglie di un suo amico, da tre ha una
relazione con la collega Francesca e da un anno e mezzo si vede saltuariamente
con una terza donna; il tutto escludendo le relazioni occasionali e senza che
tutto questo infici sulla sua viva e sempre complice relazione con l’amatissima
moglie Teresa. Anzi. L’essere stato a letto il pomeriggio con una delle sue
amanti sembra rendere i rapporti sessuali serali con Teresa fin più appaganti.
Una
vita trascorsa tra copule febbrili e in perenne ansia, un’ansia “da pre-esame”,
di quelle che danno i crampi allo stomaco e suscitano l’appagante rilascio di
noradrenalina ad ogni scampato pericolo; è l’ansia che i suoi tradimenti
vengano alla luce e il suo appagante ménage si sgretoli rovinosamente. Ma
naturalmente la vita saprà sorprenderlo con rivolgimenti inaspettati.
Tante
recensioni si sono espresse con severità sulle tematiche affrontate da questo
romanzo e soprattutto sul come vengano trattate: senza peli sulla lingua, con
descrizioni particolareggiate e a tratti morbose, con un protagonista fedifrago
e recidivo, con atteggiamenti maschilisti esibiti con pericolosa naturalezza.
Niente
di tutto ciò ha, invece, personalmente infastidito me; la trama è davvero ben
congegnata e con essa anche lo svolgimento e il susseguirsi degli eventi, con
una linea del tempo montata a spirale, una spirale che lancia lampi di luce sul
passato, che riesce a dare un’idea di insieme profondamente organica nonostante
la non consequenzialità.
Lodevole
l’ambizione di portare il lettore a riflettere sulla monogamia: quando l’abbiamo
scelta? Ce la impone la società? E’ la risposta più soddisfacente alle esigenze
umane?
Ho
apprezzato la volontà dell’autore di tornare su determinati ricordi in tempi
diversi, approfondendoli, il suo indugiare studiatamente perturbante su teneri
aneddoti con protagonista la piccola Beatrice (tra le pagine più belle) per poi
passare, magari subito dopo, a descrizioni crude di sesso, a volte squallido,
consumato ai lati della vita ufficiale.
Affascinante
la costante dicotomia tra montaggio cinematografico e esistenza, questo far combaciare ogni scena di
un film e ogni momento della vita in un insieme armonico, tagliando e
accostando attimi, è più che una missione per il protagonista, se ne percepisce
l’autentica vocazione.
Il
maschilismo, poi, io davvero non ce l’ho visto, piuttosto l’idea, reazionaria e
passatista, secondo la quale l’uomo debba tradire per il suo solo piacere e la
donna solo per segnalare una situazione di disagio, di infelicità all’interno
della relazione in cui si trova.
Nota
dolente, invece, è la forma: riflessioni interessanti, intelligenti, profonde
come quelle che trovano spazio in questo romanzo sarebbero state maggiormente
apprezzabili in uno stile più ricco, maggiormente studiato, meno vago e
colloquiale; e questa potrebbe essere ragionevolmente una delle ragioni per cui
in molti non sono riusciti a vedere tutti i chiaroscuri di questo libro. Spero
sinceramente che lo stile di Piccolo sia migliorato negli anni (dai, se ha vinto lo Strega...eh, ma anche Giordano ha vinto lo Strega...ops!)
Pollice
verso anche per certe cadute di stile che rasentano il trash: la hit parade dei
lati B delle sue conquiste sessuali è tra le trovate letterarie più desolanti
che mi sia capitato di leggere ultimamente. Per quanto, tutto sommato, mi abbia
strappato un sorrisetto.
In
definitiva un buon romanzo, non privo di pecche, con un contenuto incalzante,
condito da considerazioni coinvolgenti, e una forma da intrattenimento. Non ho
ancora deciso se leggere o meno altro di Piccolo. E voi? Avete letto niente di
suo? Avete qualcosa da consigliarmi? Vi piace l'idea del backstage? Avete altre curiosità da consigliarmi per il cappello introduttivo? Aspetto vostre considerazioni nei commenti
e vi lascio il link con la video recensione di Silver Reflex (minuto 3.24).
Francesco
Piccolo (1964) è scrittore e sceneggiatore. Per Einaudi ha pubblicato: La
separazione del maschio (2008), Momenti di trascurabile felicità (2010) e Il
desiderio di essere come tutti (2013), vincitore del Premio Strega 2014. Negli
Einaudi Tascabili: Storie di primogeniti e figli unici (2012), Allegro
occidentale (2013) e L'Italia spensierata (2014). È fra gli autori di Figuracce
(Einaudi Stile Libero 2014).
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