martedì 17 febbraio 2015

Cinquanta sfumature di noia: la recensione del film

Antefatto


Chi mi conosce sa (e non ho vergogna a ribadirlo) che bazzico le sfumature dalla lontana estate del 2012

Sono una curiosona e le tendenze editoriali mi intrigano, poi all’epoca lavoravo (non retribuita) in una casa editrice, per cui il terremoto mediatico che investì in quell'anno il sonnolento panorama letterario estivo me lo ricordo fin troppo bene. 

Per noi addetti ai lavori fu uno tsunami notevole, casi del genere si ricordavano giusto per eventi commerciali della portata di Twilight o Il Codice Da Vinci, long-seller che comunque erano partiti in modalità diesel e avevano poi fatto i milioni con il tempo. 

Ragion per cui, complici le otto ore di lavoro e la stanchezza, il desiderio di mettere i neuroni in naftalina, un pizzico di autolesionismo e l’indubbio coefficiente comico involontario del contenuto e della forma mi spinsero all’insano gesto di sciropparmi tutta la trilogia, integralmente, non astenendomi da recensioni al vetriolo, che potete ancora trovare sul mio profilo Anobii. Tengo a precisare che non ho speso un centesimo per leggere questi libri, né ho occupato un centimetro cubo di spazio in casa mia. 

Naturalmente la  recensione della trilogia (fin bonaria sul primo volume) fu globalmente stroncante: stile assente, lingua repellente, morale reazionaria (perché, SPOILERONE LEGGENDARIO DI QUARTO LIVELLO, i due si amano alla follia e alla fine si sposano e sfornano frugoletti, che manco Albano e Romina, un bicchiere di vino con un frustino la felicità...), un erotismo sbandierato come trasgressivo ma fondamentalmente innocuo, un'apologia dello stalking e soprattutto - anche se qui si tratta di un effetto secondario non voluto dall’autrice - la pioggia di pessimi epigoni che ha generato


Positiva fu, invece, tutta la discussione che ne scaturì, sui ruoli femminili nei libri contemporanei, sulla ricerca del piacere, sugli archetipi maschili da mettere a fuoco, sugli stalker travestiti da principi azzurri, nonché tutta la godibilissima satira di contorno. 

Ed è per lo stesso motivo che mi sono, dunque, accinta all’ardua impresa di vedere il film, per non astenermi dal dibattito, anche questa volta. E anche qui preciso che le mie povere tasche non sono state intaccate da questa visione autolesionistica. 

Naturalmente non mi dilungherò in quelle ovvie considerazioni che già abbiamo tutti esternato riguardo fatti pacifici che, inevitabilmente, dal libro si ribattono sul film (come l'assurdità della ricchezza spropositata di Christian, o l'inspiegabile dabbenaggine di Anastasia). 

Come al solito, anime belle astenersi: l’intensità dell’opera non può essere tradita. Recensisco anche letteratura e film d'autore, credetemi, vi rifarete la bocca presto. 

Titolo: Cinquanta Sfumature di Grigio 
Regia: Sam Taylor-Johnson
Sceneggiatura: Kelly Marcel, Patrick Marber, Mark Bombarck 
Data di uscita: 12 febbraio 2015 
Casa di produzione: Focus Features, Michael De Luca Productions, Trigger Street Productions 
Distribuzione: Universal Pictures 
Genere: Sentimentale, Erotico, Drammatico 
Durata: 125 minuti 
Cast: Jamie Dornan, Dakota Johnson, Eloise Mumford, Luke Grimes, Jennifer Ehle, Victor Rasuk, Marcia Gay Harden, Max Martini, Rachel Skarsten, Dylan Neal, Anthony Konechny, Callum Keith Rennie 



RECENSIONE 


Ho riflettuto parecchio prima di decidermi a dare la mia opinione di questo film e il motivo è che, una volta tanto, una visione che mi prometteva, se non certo qualità e coinvolgimento emotivo, almeno risate, oppure rabbia, oppure sconforto, ha invece fatto dilagare in me un sentimento che non credevo potesse risultare così preponderante su tutti gli altri: la noia

Ma non quella da mezzo sbadiglio e occhiata all’orologio, piuttosto quella da coma irreversibile, che ci porta ad abbassare lo sguardo sull’angolo destro del pc per contare i minuti che mancano alla fine della tortura. 

Tutto sommato l’attacco funziona: montaggio alternato con i due protagonisti che, con Annie Lennox in sottofondo, si preparano per andare al lavoro, che fa glamour e strizza l’occhio al Diavolo veste Prada; poi l'intervista in cui Anastasia e Christian si scambiano le battute, tanto inverosimili e ingenue da essere quasi tenere, che hanno reso famosa la penna della non professionista fanfictioner (ricordiamolo: Cinquanta sfumature è nata come fanfiction di Twilight) E. L. James; e poi…il nulla. 

Lo spaesamento imbarazzato che sfoggiavano nei primi venti minuti si fa gelo apocalittico per la restante ora e mezza: alla faccia del film erotico, Dakota Johnson (figlia di Melanie Griffith, che non ha gradito) e Jamie Dorman manifestano la stessa tensione carnale di due celenterati spersi nell'oceano antartico. 

Certo, l’esigenza di copione (ma bisognava essere per forza così reverenti nei confronti di tanta opera letteraria?!) ha richiesto una protagonista magra ai limiti della denutrizione, il che certo non aiuta a rafforzare il pathos sessuale già agonizzante, se da supina alla Johnson si contano una ad una tutte le costole e di faccia, obiettivamente, è giusto meno legnosa di un comodino. Che le cosce non fossero depilate, come molti recensori hanno impietosamente sottolineato, non ho potuto appurarlo, causa scarsa risoluzione della traccia in mio possesso e chiedo venia ai lettori se non posso essere fonte attendibile su questo particolare (sic!). 

Le cosiddette scene hot, sono, dunque, meri esercizi ginnici neanche troppo plastici, con qualche innocuo cordino e qualche occasionale frustino, ripresi nella penombra e con una colonna sonora sprecata perché montata a casaccio. 

L’estremo attaccamento al libro causa stranezze irritanti, che già su carta stridevano, ma qui raggiungono vette di pura idiozia: i protagonisti discutono animatamente e dopo pochi minuti tutto è perdonato con un volo in aliante; Anastasia sa perfettamente cosa sia il fisting (pratica realmente estrema e difatti mai praticata né in questo né negli altri libri della trilogia) ma chiede al suo principe grigio cosa sia un dilatatore anale (che…voglio dire…non serve una laurea, è un “nome parlante”, giusto cielo, usa la tua immaginazione!) 


Christian stalkereggia come da copione, poco convinto, neanche troppo schermato dalla sua rassicurante flemma da speaker del Tg1, ammonito sempre solo bonariamente dalla sua partner, che, calda di sesso e ancheggiante, gli prepara i pancake come una brava mogliettina in una scena che ha scatenato molte più polemiche delle sequenze di soft bondage. 

Sui comprimari non mi dilungo, sono superflui esattamente come nel libro: la migliore amica è una gnocca senza testa, il fratello di lui si limita a limonare col risucchio e a mostrare la schiena da culturista, solo si patisce un po’ a vedere la brava Marcia Gay Harden, visibilmente imbarazzata, nel ruolo della madre di Christian. 

Per il resto, si sbuffa e si sbadiglia sonoramente fino al finale, tra dialoghi esasperanti e inquadrature inefficaci, il tutto senza neanche ridere, e questa è stata una delusione cocente, perché invece il libro garantiva uno smascellamento continuo. 

Un film utile e coinvolgente quanto un elettroencefalogramma piatto. Peggio del libro: era obiettivamente difficile, ma si sono impegnati e ce l'hanno fatta. 

E voi? Avete visto questo film? Avevate letto il libro? Delusi? Soddisfatti? Desolati? Quale scena vi ha maggiormente infastiditi? 

Vi favorisco anche la godibilissima videorecensione di Cimdrp su Youtube e quella, sempre efficace, del mio amico Mr Ink

Ah, la famosissima battuta che nel libro recitava “Signorina Steel, io non faccio l’amore. Io fotto senza pietà” nel film è diventata “Signorina Steel, io non faccio l’amore, io scopo…forte.”
Traduzione più letterale e dunque più filologicamente corretta dell’inglese “I fuck hard”. 
Sì. Tràgame, tierra.


2 commenti:

  1. Grazie per la citazione. Sai che concordo in tutto e per tutto ;)
    Però io la Johnson non l'ho trovata poi tanto magra. Nel senso che è ben messa.
    Anzi, ho apprezzato il fatto che non fosse la solita bellona, pur essendo caruccia. Non penso si sia data a diete drastiche per il film, ecco. Vestita diciamo che non rende granché. Lui è un tipo fighissimo, per carità, ma il personaggio è scritto coi piedi - e altre parti del corpo che non elenco - quindi alle fanciulle consiglio di vederlo in The Fall, in cui è un serial killer davvero magnetico.

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    1. Ah, ma allora ha fatto anche qualcos'altro: bene a sapersi, pensavo fosse sconosciutissimo!
      Nah, secondo me la tipina non rende granché né vestita né nuda: sembra Charlotte Gainsbourg in Jane Eyre di Zeffirelli (con una discreta differenza di fascino e particolarità a favore del prototipo, ovviamente) ;)

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