lunedì 4 maggio 2015

CinemOssi: Mia madre, Una nuova amica, Un amore di gioventù, Il posto delle fragole, Fragole e cioccolato

Eccoci qui, primavera, tempo di fragole (!!!) e di lunghi viaggi in treno, in cui mi trastullo con visioni solinghe e ristoratrici. Vediamo cos’ho combinato nelle ultime settimane.

Mia madre (Nanni Moretti, 2015) CINEMA

Grandi aspettative per questo film, che in più d’uno (Marco Travaglio compreso) hanno additato come il suo film più compiuto, più maturo, finalmente libero dalla funesta aura morettiana che fece affermare a Dino Risi “mi piacerebbe che di tanto in tanto Nanni Moretti uscisse dal film per lasciarmelo guardare” (vado a memoria). Ecco, pur non essendo certamente un brutto film o uno dei suoi peggiori, Mia madre non si configura assolutamente come uno dei suoi film più riusciti: di efficace ho trovato soprattutto la raffigurazione del folle mondo cinematografico (la protagonista, interpretata da Margherita Buy, è una regista), dei tentativi disperati di mostrare la realtà che si scontrano con attori abbaianti ed egocentrici. Meno riuscito il dramma che deriva dal lutto per l’imminente perdita della madre, celebrata come una santa (anche se, da prof, dovrei forse gioire dell’alone sacro con cui la figura salvifica dell’insegnante esce da questo film): rappresentato programmaticamente, con prese di posizione a tratti oscure (il fratello della protagonista, interpretato da Nanni Moretti, si licenzia a causa del lutto) e soprattutto con quest’idea che la protagonista del film sia, anche per la madre, una sorta di mostro da cui tutti scappano. Idea che non è in alcun modo rispecchiata dal personaggio rappresentato sullo schermo. Occasione mancata, a mio modesto parere. Più in ribasso rispetto ad altri suoi film del filone drammatico, primo fra tutti il bellissimo La stanza del figlio

Una nuova amica (François Ozon, 2014) CINEMA
Questo film mi ha del tutto sorpresa: mi aspettavo una delicata commedia francese sul tema dell’omosessualità e invece mi sono trovata davanti a qualcosa di profondamente diverso, che non voglio svelare perché sarebbe veramente difficile non fare spoiler. Vi basti sapere che indaga le radici più profonde, inaspettate e sconcertanti del desiderio, le intersezioni tra amore e amicizia, il rapporto (di rado oggetto di film) tra identità sessuale e orientamento sessuale. Il ritmo è rapido e incalzante e il finale, per quanto non perfetto, è inaspettato e particolare. Bravissimo Romain Duris, che io amo e seguo dai tempi dell’Appartamento Spagnolo (anche se continua a non piacermi fisicamente). Un piccolo gioiello, specie alla luce della solita "francesata carina" che mi aspettavo e che per fortuna non è stato.

Un amore di gioventù (Mia Hansen Lowe, 2011) TRENO
Visto a causa di un equivoco: mi era stato additato come un film di Ozon, di cui avevo appena visto e apprezzato Una nuova amica. Mentre questo qui è della sua compagna Mia Hansen Lowe. E questo, sì, è un film tremendamente francese: delicatamente, in punta di piedi, racconta l’amore adolescenziale e totalizzante di una giovanissima per un suo coetaneo bohémien e giramondo. Il suo viaggio in America Latina interrompe la relazione, che finisce per sfumare nel nulla, mentre la protagonista si iscrive ad Architettura e finisce per instaurare una relazione razionale ed appagante con il suo professore e relatore di tesi. Il tutto fino al rientro in Francia dell’amore di gioventù, che riaccende passioni solo apparentemente sopite. Niente di nuovo sotto il sole, ma la levità con cui tutto è condotto verso un finale tutto meno che concluso è davvero ammirevole; qui le radici del desiderio e dell’amore non si indagano, ma si mostrano senza commenti, in tutta la loro brutale imperscrutabilità. L’insostenibile leggerezza dell’amore totalizzante in un’era in cui l’adolescenza si allunga oltre i trent’anni. 


Il posto delle fragole (Ingmar Bergman, 1957) PC
E qui è in arrivo un classicone immortale: ho frequentato Bergman solo occasionalmente, nelle aule del mio unico esame di storia e critica del cinema all’università. Per dirla sinceramente, non avevo mai visto un suo film nella sua interezza. Così, per conoscerlo finalmente da vicino, ho chiesto agli amici cinefili quale fosse, a loro parere, il suo film migliore. E mi è stato risposto quasi all’unanimità “Il posto delle fragole”. Ed eccomi qui a parlarvene. La storia è nota: un anziano professore deve recarsi da Stoccolma a Lund per ricevere un prestigioso premio alla carriera e, inaspettatamente, decide di viaggiare in auto, in compagnia di sua nuora, con cui ha un rapporto problematico. Questo viaggio on the road assume le dimensioni di un viaggio dell’anima a ritroso nel suo passato, sulle soglie delle scelte fatte e del destino, spesso subito, degli antichi amori e dei rimpianti di una vita. Non avevo dubbi che si trattasse di un capolavoro, ciò che mi ha stupito è stata la modernità assoluta di un film degli anni ’50, le tematiche sempre attuali, il focus puntuale e tagliente sui recessi dell’anima, tra maternità desiderate ed impedite, matrimoni sbagliati, insoddisfazioni silenti e l’avanzare inesorabile verso la morte. Bellissimo, consigliato a tutti, cinefili e non.

Fragola e cioccolato (Tomás Gutiérrez Alea e Juan Carlos Tabio, 1994) TRENO

Ancora fragole su questa mia primavera di movimenti. Cercavo un film da vedere in treno, in un pomeriggio uggioso e triste in cui mettermi sulla strada per la Valle D’Aosta sotto la pioggia mi riempiva di malinconia; un caro amico mi ha consigliato questo film cubano, che mi ha traghettata in un mondo per me del tutto sconosciuto, quello della repressione degli intellettuali dissidenti dopo la rivoluzione cubana. Ciò che colpisce di questo film non è tanto il tema della dissidenza (politica e morale) che spinge a frequentarsi un giovane studente universitario castrista appena abbandonato dalla donna amata e un critico letterario omosessuale, quanto com’è affrontato il tema dell’amicizia, questo sentimento misterioso e problematico che qui come altrove racconta di non detti e tradimenti. L'ho adorato. 

4 commenti:

  1. Ma Ozon è meraviglioso, infatti non vedo l'ora di vedere questo qui.
    Sono belli tutti, da Giovane e bella, a Swining Pool, a Nella Casa. Lui è tra i miei preferiti :)

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    1. sai che gli unici che ho visto non mi hanno detto granché? Vale a dire "il tempo che resta" e "Angel. Ma forse i più belli sono altri

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    2. Il tempo che resta non l'ho visto, ma Angel - anche solo per la bellissima coppia Fassbender-Garai - mi era discretamente piaciuto. Nella casa lo amerai ;)

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