Eccoci qui, primavera,
tempo di fragole (!!!) e di lunghi viaggi in treno, in cui mi trastullo con
visioni solinghe e ristoratrici. Vediamo cos’ho combinato nelle ultime
settimane.
Grandi aspettative per
que sto film, che in più d’uno (Marco Travaglio compreso) hanno additato come il
suo film più compiuto, più maturo, finalmente libero dalla funesta aura
morettiana che fece affermare a Dino Risi “mi piacerebbe che di tanto in tanto
Nanni Moretti uscisse dal film per lasciarmelo guardare” (vado a memoria).
Ecco, pur non essendo certamente un brutto film o uno dei suoi peggiori, Mia
madre non si configura assolutamente come uno dei suoi film più riusciti: di
efficace ho trovato soprattutto la raffigurazione del folle mondo
cinematografico (la protagonista, interpretata da Margherita Buy, è una
regista), dei tentativi disperati di mostrare la realtà che si scontrano con
attori abbaianti ed egocentrici. Meno riuscito il dramma che deriva dal lutto
per l’imminente perdita della madre, celebrata come una santa (anche se, da
prof, dovrei forse gioire dell’alone sacro con cui la figura salvifica
dell’insegnante esce da questo film): rappresentato programmaticamente, con prese
di posizione a tratti oscure (il fratello della protagonista, interpretato da
Nanni Moretti, si licenzia a causa del lutto) e soprattutto con quest’idea che
la protagonista del film sia, anche per la madre, una sorta di mostro da cui
tutti scappano. Idea che non è in alcun modo rispecchiata dal personaggio
rappresentato sullo schermo. Occasione mancata, a mio modesto parere. Più in ribasso rispetto ad altri suoi film del filone drammatico, primo fra tutti il bellissimo La stanza del figlio.
Questo
film mi ha del tutto sorpresa: mi aspettavo una delicata commedia francese sul
tema dell’omosessualità e invece mi sono trovata davanti a qualcosa di
profondamente diverso, che non voglio svelare perché sarebbe veramente
difficile non fare spoiler. Vi basti sapere che indaga le radici più profonde,
inaspettate e sconcertanti del desiderio, le intersezioni tra amore e amicizia,
il rapporto (di rado oggetto di film) tra identità sessuale e orientamento
sessuale. Il ritmo è rapido e incalzante e il finale, per quanto non perfetto,
è inaspettato e particolare. Bravissimo Romain Duris, che io amo e seguo dai
tempi dell’Appartamento Spagnolo (anche se continua a non piacermi
fisicamente). Un piccolo gioiello, specie alla luce della solita "francesata
carina" che mi aspettavo e che per fortuna non è stato.
Un
amore di gioventù (Mia Hansen Lowe, 2011) TRENO
Visto
a causa di un equivoco: mi era stato additato come un film di Ozon, di cui
avevo appena visto e apprezzato Una nuova amica. Mentre questo qui è della sua
compagna Mia Hansen Lowe. E questo, sì, è un film tremendamente francese:
delicatamente, in punta di piedi, racconta l’amore adolescenziale e
totalizzante di una giovanissima per un suo coetaneo bohémien e giramondo. Il
suo viaggio in America Latina interrompe la relazione, che finisce per sfumare
nel nulla, mentre la protagonista si iscrive ad Architettura e finisce per
instaurare una relazione razionale ed appagante con il suo professore e
relatore di tesi. Il tutto fino al rientro in Francia dell’amore di gioventù, che riaccende passioni solo apparentemente sopite.
Niente di nuovo sotto il sole, ma la levità con cui tutto è condotto verso un
finale tutto meno che concluso è davvero ammirevole; qui le radici del
desiderio e dell’amore non si indagano, ma si mostrano senza commenti, in tutta la loro brutale imperscrutabilità. L’insostenibile leggerezza dell’amore
totalizzante in un’era in cui l’adolescenza si allunga oltre i trent’anni.
E
qui è in arrivo un classicone immortale: ho frequentato Bergman solo
occasionalmente, nelle aule del mio unico esame di storia e critica del cinema
all’università. Per dirla sinceramente, non avevo mai visto un suo film nella
sua interezza. Così, per conoscerlo finalmente da vicino, ho chiesto agli amici
cinefili quale fosse, a loro parere, il suo film migliore. E mi è stato
risposto quasi all’unanimità “Il posto delle fragole”. Ed eccomi qui a
parlarvene. La storia è nota: un anziano professore deve recarsi da
Stoccolma a Lund per ricevere un prestigioso premio alla carriera e, inaspettatamente,
decide di viaggiare in auto, in compagnia di sua nuora, con cui ha un rapporto
problematico. Questo viaggio on the road assume le dimensioni di un viaggio
dell’anima a ritroso nel suo passato, sulle soglie delle scelte fatte e del
destino, spesso subito, degli antichi amori e dei rimpianti di una vita. Non
avevo dubbi che si trattasse di un capolavoro, ciò che mi ha stupito è stata la
modernità assoluta di un film degli anni ’50, le tematiche sempre attuali, il
focus puntuale e tagliente sui recessi dell’anima, tra maternità desiderate ed
impedite, matrimoni sbagliati, insoddisfazioni silenti e l’avanzare inesorabile
verso la morte. Bellissimo, consigliato a tutti, cinefili e non.
Fragola e cioccolato (Tomás
Gutiérrez Alea e Juan Carlos Tabio, 1994) TRENO
Ancora
fragole su questa mia primavera di movimenti. Cercavo un film da vedere in
treno, in un pomeriggio uggioso e triste in cui mettermi sulla strada per la
Valle D’Aosta sotto la pioggia mi riempiva di malinconia; un caro amico mi ha
consigliato questo film cubano, che mi ha traghettata in un mondo per me del
tutto sconosciuto, quello della repressione degli intellettuali dissidenti dopo
la rivoluzione cubana. Ciò che colpisce di questo film non è tanto il tema
della dissidenza (politica e morale) che spinge a frequentarsi un giovane
studente universitario castrista appena abbandonato dalla donna amata e un
critico letterario omosessuale, quanto com’è affrontato il tema dell’amicizia,
questo sentimento misterioso e problematico che qui come altrove racconta di
non detti e tradimenti. L'ho adorato.
Ma Ozon è meraviglioso, infatti non vedo l'ora di vedere questo qui.
RispondiEliminaSono belli tutti, da Giovane e bella, a Swining Pool, a Nella Casa. Lui è tra i miei preferiti :)
sai che gli unici che ho visto non mi hanno detto granché? Vale a dire "il tempo che resta" e "Angel. Ma forse i più belli sono altri
EliminaIl tempo che resta non l'ho visto, ma Angel - anche solo per la bellissima coppia Fassbender-Garai - mi era discretamente piaciuto. Nella casa lo amerai ;)
EliminaAllora mo me lo scarico ;)
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