giovedì 23 luglio 2015

Recensione: "Forse qui potrei vivere" di Valeria Fraccari

Quando e dove l’ho comprato?
Mi è stato gentilmente inviato, su mia richiesta, dalla casa editrice, in formato cartaceo


Quando e dove l’ho letto?
A letto e in giro per la città, sui mezzi pubblici


Che cosa?
Qui forse potrei vivere di Valeria Fraccari, della Biblion Edizioni, autrice e casa editrice a me finora sconosciute


Perché?
L’ho visto recensire in toni entusiastici su “La stamberga dei lettori”, blog autorevole, dei cui collaboratori mi fido molto. Ero in cerca di un gioiellino.

Con che cosa?
Insieme a diversi tomi di glottodidattica (non se ne esce…) a Pierre non esiste di Vargas e a Il giardino dei Finzi-Contini di Bassani.



Autore: Valeria Fraccari
Titolo: Qui forse potrei vivere
Editore: Biblion Edizioni
Pagine: 158
Prezzo: 12 euro
Anno: 2014
Trama: In un liceo di Milano suona la campanella: è l'ultima ora del sabato, la settimana è finita e tutti escono da scuola. Tutti, tranne la professoressa Irene Corti, che quella mattina, in classe, ha letteralmente perso il controllo e il contatto con la realtà. Luca è uno degli studenti di Irene e quella lezione lo ha sconvolto. Anche quando torna a casa, dove lo aspetta la sua difficile storia familiare, non può smettere di pensarci. Nell'arco dei tre giorni in cui si svolge il romanzo, le vicende di Irene e Luca si sviluppano parallelamente, così come dolori e ricordi aprono violentemente varchi nelle esistenze di entrambi, conducendo il lettore nel tempo fragile, intenso e doloroso della scuola e dell'adolescenza.


RECENSIONE

Mi piace pensare di essere una futura insegnante: evidentemente non essere stata ammessa a ben due cicli di percorsi abilitanti di dubbia utilità non ha ancora fiaccato i miei propositi. Nel frattempo ho fatto sporadiche supplenze e corsi di recupero, insegnato italiano L2 agli adulti, lavorato in tutt’altro campo e, tuttavia, nel mio futuro a lungo termine mi vedo in classe, un posto dove ho sempre pensato che mi sentirò bene. Forse perché da studentessa ci stavo tanto bene. 

Queste sono anche, almeno in parte, le motivazioni che spingono la protagonista di questo romanzo, la professoressa Irene, a inseguire il sogno dell’insegnamento, che rimane l’obiettivo principe, prima in potenza e poi in atto, della sua vita. Finché in aula, in un giorno di maggio, non accade qualcosa che rimette in discussione tutto, che la sospinge in una risacca di incertezza e inadeguatezza, un evento spaventoso che la porta a ripercorrere mentalmente tutta la sua vita. 

Un percorso sentimentale fondato su pochi affetti, essenzialmente la figlia Sara e l’amica Bianca, che però negli ultimi tempi ha cominciato a scricchiolare; e tutt'intorno una certa solitudine, tra l’interesse per un collega affascinante, di cui non ricorda il nome, e le giornate scolastiche tutte uguali, via via più pesanti, tra il peso di una colpa inconfessabile e le prime avvisaglie di una crisi vocazionale. 

Contestualmente si sviluppa la vicenda di Luca, allievo di Irene, il solo, forse, a percepire la profondità del disagio della sua professoressa di lettere: lui è un’anima smarrita in una vita famigliare fatta di assenze e non detti. Alla fine sarà l’intersezione tra queste due solitudini a rendere possibile il superamento di un periodo buio per entrambi.

Ecco, ho trovato in questo breve romanzo esattamente quello che mi aspettavo: un piccolo gioiello di bella scrittura, essenziale, puntuale, con belle riflessioni sull’essere insegnanti, sull’essere studenti e soprattutto sull’essere umani. Umani in una dimensione di dialogo con altri esseri umani, in una condivisione di momenti, di saperi e di emozioni. Merita una menzione speciale, senza anticipazioni, il modo in cui la protagonista Irene e la futura migliore amica Bianca si conoscono, ai tempi dell'università, complice una citazione galeotta da Caproni, che poi è quella che dà il (bellissimo) titolo al libro. 

Diciamo che un limite, a livello di percezione soggettiva, può essere che questo libro non mi ha dato nulla di più di quanto mi aspettassi: le aspettative erano alte e sono state ripagate con precisione. Il che mi fa riflettere sull’arma a doppio taglio che possono essere le aspettative: un libro da cui non ti aspetti niente e ti regala un mondo è un’emozione indicibile, un libro che ti suggerisce, già da chiuso, una qualità evidente, per poi “portare a casa il compito” forse, su un piano prettamente edonistico, dà una soddisfazione di tipo diverso, meno entusiastica, più contenuta.

In ogni caso si tratta di un piccolo gioiello che scava in profondità, nella sua semplicità e nella sua estrema e rigorosa coesione. Una bella scoperta. Probabilmente leggerò altro di quest’autrice.

L'AUTRICE



2 commenti:

  1. Mi è piaciuto molto leggere il tuo articolo e sinossi del libro.Sarà perchè pure io sono un'insegnante precaria che è partita insegnando arte alle superiori,passando da corsi serali per adulti e scuole materne, fino ad approdare al porto delle elementari, dove sono sempre precaria ma almeno con abilitazione.Insomma la giungla della scuola è intricatissima ed esasperante e chi persevera vuol ben dire che è fatto di una pasta che ben si adatta a gessi, matite ,registri e soprattutto alunni( la mia pasta però non si adatta per nulla ai genitori moderni e alla burocrazia inutile aimè).Chissà perchè quello che fa scapapre a gambe levate i più machi e tosti fra uomini e donne piace tanto invece a noi. Quindi credo che un libro ambientato nell'ambito scolastico parta subito avvantaggiato per chi come te e me è connesso in qualche modo a questo mondo.

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    1. Ho visto solo adesso il tuo commento! :) Sono contenta che l'articolo ti sia piaciuto. Sì, è un mondo difficile, quello della scuola, ma è il migliore per chi è tagliato per lavorarci e viverci.

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