domenica 22 marzo 2015

CinemOssi: Laurence Anyways, Suite Francese, Arianna e Broken Flowers

La vostra figura retorica cinemaniaca questa settimana è provata dal passaggio da mezzo lavoro a due (evviva!), il che ha inevitabilmente influito sulla programmazione. Vediamo insieme come sono andati questi ultimi dieci giorni di visioni. Come sempre: CINEMA (visti in sala), TV (visti in salotto), PC (visti in cameretta al PC), BIBLIOTECA (col tablet in biblioteca) e TRENO (col tablet tra una trasferta lavorativa e l’altra).

Laurence Anyways (Xavier Dolan, 2012) (TRENO-BIBLIOTECA)
Probabilmente è il miglior film visto nelle ultime settimane, mi ha conquistata. Premetto che conosco Xavier Dolan da un po’: classe ’89 (è più giovane di me!), canadese del Québec (quindi bilingue, ma con una preponderanza francofona), ha già girato sei film da regista, di alcuni è anche interprete, e quasi sempre è anche montatore, costumista e responsabile delle scelte musicali per le colonne sonore dei suoi film. A tempo perso recita anche in film altrui ed è doppiatore. Ecco. Di suo ho già visto Les amours imaginaires (notevole, anche se l’ho trovato personalmente lento), Tom à la ferme (decisamente inquietante) e Mommy (suo ultimo film e primo giunto in Italia, per cui ho potuto vederlo doppiato, in sala). Mi mancava Laurence Anyways, suo penultimo, e ora che l’ho visto sono felice di aver aspettato tanto, perché è il suo migliore finora, senza alcun dubbio: è una storia d’amore struggente, che va oltre il sesso e l’orientamento sessuale, e racconta la presa di coscienza della propria transessualità da parte di un uomo, insegnante di letteratura e scrittore. E del complicato, intenso e problematico rapporto con la donna della sua vita, che continuerà ad amare riamato, sia pur con alti e bassi, tra la ricerca di una vita più autentica e il desiderio di essere come tutti. Un film che sembra parlare di una realtà lontanissima ed estrema, ma è in realtà uno specchio impietoso di tutte le nostre gabbie mentali, delle nostre aspirazioni soffocate. E’ un po’ difficile da trovare, ma se riuscite recuperatelo. Io l’ho veramente adorato. Se vi piace Wong Kar Wai troverete qualcosa anche di lui. Visto in lingua originale (francese di base, con qualche infiltrazione di inglese).


Suite Francese (Saul Dibb, 2015) CINEMA
Conosco Irène Némirovsky solo di fama e stranamente, visto che il suo libro Suite Francese, da cui questo film è tratto, io non l’ho mai letto. Dico stranamente perché, da quando fu scoperto nel 2004 (pur essendo stato scritto negli anni ’40), è diventato un best-seller mondiale, forse il libro più venduto della casa editrice Adelphi degli ultimi anni. Forse proprio perché tutti ne parlavano non mi attirava più di tanto. Anche se la storia di contorno è di quelle che restano impresse: Irène Némirovsky sta scrivendo il suo capolavoro, viene deportata e muore ad Auschwitz nel 1942. Cinquant’anni dopo sua figlia riscopre in una borsa il manoscritto incompiuto, che viene pubblicato con il successo che sappiamo. Ecco, questo è l’antefatto, che viene raccontato alla fine del film, prima dei titoli di coda, mentre sullo sfondo scorrono le pagine del manoscritto originale (trovata geniale e meravigliosa).
Una storia profondamente umana, di tragici non detti, della fatica di vivere che incontra la mannaia della storia, quando una guarnigione di soldati nazisti si installa in un paesino della Francia occupata seminando terrore e portando alla luce tutti i nervi scoperti di una comunità in cui ancora vigono equilibri di potere quasi feudali. Tra gli abusi dei notabili locali, quelli dei nazisti e le piccole vendette dei subalterni, un soldato musicista tedesco e una benestante donna francese si scoprono simili e si amano, nonostante tutto. Cast indovinato: bravissima Michelle Williams, fintamente gelido Matthias Schoenaerts, perfetta nella sua aristocratica contraddittorietà Kristin Scott Thomas (nel ruolo della suocera della protagonista, classista e tirannica, ma capace di autentici atti di coraggio). Forse leggermente prolisso in alcuni passaggi, ma per il resto realmente emozionante.

Arianna (Billy Wilder, 1957) PC
Consigliato da un amico cinefilo per fare un confronto con il personaggio interpretato da Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany (che ho recentemente rivisto), ho visto questo film di Billy Wilder, uno dei pochi a me ignoti della sua filmografia (personalmente i miei preferiti sono L’appartamento e Sabrina).  Di difficile reperibilità, mi sono dovuta adattare a guardarlo in spagnolo con i relativi sottotitoli (sono una filologa della domenica, ma tanto lo sapevate già!), il che forse me l’ha fatto percepire con un’aura da telenovela sudamericana che in originale sicuramente non ha, per quanto le situazioni buffe e surreali non manchino. L’ho trovato carino, con trovate interessanti e personaggi sicuramente iconici, dal playboy Gary Cooper al padre investigatore, forse la figura più particolare e divertente. Lontano, però, dagli altri capolavori di Wilder, almeno secondo me.

Broken Flowers (Jim Jarmusch, 2005) TV

Ho visto questo film in salotto con mia mamma, entrambe eravamo inconsapevoli di essere incappate in un film d’autore e non in una commedia brillante. Adoriamo Bill Murrey, che qui è al suo meglio di cinicità e flemma scazoide. In Broken flowers interpreta un ex playboy che viene contattato da una ex amante, la quale gli notifica di aver avuto un figlio da lui e che questo figlio lo sta cercando. Spinto dal vicino di casa col pallino per l’investigazione parte per un viaggio attraverso l’America, visitando quattro donne che potrebbero essere la ex misteriosa e madre di suo figlio. Anticipo che quasi tutte le domande dello spettatore resteranno senza risposta e che forse tutto sommato è meglio così. Mia mamma è rimasta solennemente frustrata da questo film, mentre a me questa struttura lenta, con tanti tempi morti, è piaciuta tantissimo. Una riflessione a tutto tondo su vari cliché della società americana: ognuna di queste donne è un caso paradigmatico, uno stereotipo che viene messo in discussione; abbiamo la madre single hippy, la moglie modello-casalinga disperata, la ex avvocatessa convertita in psicoterapeuta per animali da compagnia e la fattona che vive in roulotte. Il viaggio del protagonista è un un itinerario dell’anima che gli fa comprendere l’assolutezza del presente, la sola cosa reale, dato che il passato è una terra straniere e il futuro è ignoto.  Da recuperare, ammesso che vi piacciano i ritmi cadenzati, i tempi morti e i film privi di risposte. 

2 commenti:

  1. Devo recuperare questo Dolan, allora, e Suite Francese.
    Come ti dicevo, dell'ultimo, aspetto prima di leggere il libro, perché mi è arrivato qualche giorno fa, nella ristampa Garzanti. Amo la Williams, che con la sua bellezza così dimessa riesce sempre a farti innamorare dei suoi personaggi, e il tipo accanto a lei era staordinario, accanto alla straordinaria Cotillard, in Un sapore di ruggine e ossa. Se non lo conosci, recupera: mettiti a lavoro! :)

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    1. Recupera presto questo Dolan, devi troppo.Io mi segno Un sapore di ruggine e ossa ;)

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